![]() Ricordate quando la nonna, magari davanti al caminetto ci raccontava le favole su magici esseri nascosti nei boschi?... Creature minuscole, restie a mostrarsi e che vivevano una vita separata da quella umana, seguendo codici di comportamento diversi dalle società moderne. Crescendo abbiamo capito che quelle storie appartenevano al mondo della fantasia. Eppure c’è chi è pronto a sostenere il contrario. Veramente? L’idea fa un po’ sorridere, però al fine di una doverosa riflessione su ciò su cui la materia ha accesso e su ciò su cui non lo ha (la materia oscura esiste, tuttavia appare invisibile e impercettibile, tanto per dirne una) è necessario ricordare una storia verificatosi ne1920, che coinvolse Sir Arthur Conan Doyle e altri eminenti studiosi. Stiamo parlando dell’episodio delle fate di Cottingley. Fate -presunte- è bene sottolinearlo, ritratte in cinque scatti fotografici eseguiti da due cugine: Frances Griffiths ed Elsie Wright , di 16 e 10 anni, in un villaggio alle porte di Bradord, in Inghilterra. Le foto, mostravano le ragazze in compagnia di creature alate, simili a quelle che comunemente vengono definite fate. Per quelle singolari concordanze della vita, definite caso, un quotidiano, lo Stand Magazine, aveva commissionato ad Arthur Conan Doyle un articolo sulle fate, proprio nel momento in cui capitò l’episodio di cui poi venne a conoscenza. Pur essendo scettico, visionò le immagini, sottoponendo le copie ad uno studioso di fisica, Sir Oliver Lodge, il quale le valutò come false. Incontrati di persona i membri delle due famiglie, Doyle assieme al suo amico Edward L. Gardner (incaricato da Sir Doyle di indagare sulla buona fede si persuase però della buona fede delle giovani). Intanto l’articolo era stato steso e riportava l’episodio delle due ragazze (protette da pseudonimi), con allegate due istantanee. Le copie vendute superarono le più rosee previsioni, ma il pezzo creò critiche e contestazioni circa l’attendibilità delle immagini. Nel 1921, le ragazze realizzarono altre foto che riaccesero il dibattito allorquando Sir Doyle affermò che costituivano la prova provata dell’esistenza di esseri non umani. Dichiarazione ovviamente contestata.In realtà Doyle, “usò” le foto più che altro a sostegno delle sue teorie sul mondo dello spirito in contrapposizione all’idea materialista della vita. Di tutte le foto scattate la quinta però si rivelò davvero particolare poiché nessuno fu mai in grado di fornire risposta esauriente. Ma i contestatori non demorsero, arrivando al punto di definire Doyle alla stregua di vecchio impressionabile. In una intervista del 1971, Elsie, dichiarò di aver sempre mentito per non far arrabbiare Mr. Gardner. Tuttavia quando il giornalista le domandò se avesse beffato il mondo per 50 anni, replicò con una risata sibillina che non chiarì il mistero. Nel 1976, entrambe le protagoniste, pur riconoscendo che gli individui razionali non vedono le fate, negarono di aver falsificato le fotografie. Salvo poi, nel 1983, ammettere (dichiarazione di Frances) che sì, le istantanee erano un falso. Uno scherzo involontario quando essa affermò di poter davvero percepire forme di vita spirituale nei pressi del torrente nella proprietà terriera dei Wrigth, e che Elsie, pur non credendo alle presunte sensazioni extrasensoriali della cugina, si era lasciata coinvolgere dall’atmosfera impenetrabile e fiabesca. Da qui sarebbe partito lo scherzo, producendo immagini indirizzate ai genitori al fine di coinvolgerli sulla bontà delle loro affermazioni. Alcune foto sarebbero state ottenute ritagliando le illustrazioni di un libro. Mentre altre, sarebbero state ottenute per pura casualità a causa di immagini distorte da movimenti involontari. Sulla quinta foto, però, Frances sostenne di averla scattata in seguito alla percezione di inspiegabili presenze. Pertanto, quella, dichiarò, era la sola, vera, reale immagine di una fata. Mentre per contro, Elsie sostenne che anche in quella circostanza furono utilizzati dei ritagli di cartoncino. Dove sta la realtà? In ciò che tocchiamo, vediamo e annusiamo o nel suo opposto. Perché un opposto indubbiamente da qualche parte c’è. A dichiararlo non è chi scrive, ma (e non è il solo) giusto per tenere viva l’attenzione sull’invisibile lato dell’esistenza umana, lo dice Robert Lanza. Professore della Wake Forest School of Medicine del North Carolina, nonché direttore scientifico della Ocata Therapeutics, dove si occupa di cellule staminali. Ebbene, l’eminente scienziato cerca di dimostrare, riportando anche il pensiero di alcuni filosofi greci, come la realtà non esista esternamente a noi ma dentro noi: cioè soltanto nella nostra mente. Pertanto, è (o sarebbe?) l’essere umano a tracciare la storia dell’universo tramite la propria coscienza. Dunque, tutto maya, illusione? Prima di concludere, va sottolineato un particolare e dovrebbe indurre a ulteriore riflessione. Riguarda una delle protagoniste del complicato caso delle fate (presunte o vere?),Frances Griffith. La donna morì nel luglio del 1986 e fino all’ultimo dichiarò autentica la quinta foto. Giuseppe Mazzotta A.P.S. ACCADEMIA LE CINQUE SINERGIE C.S.R. Cod.Fisc. 93116730750 Albo Ass. Comunale n.09/2018 - Albo Ass. Provinciale n. 3054/2012 - Iscritta con codice SC 157\14 dell’elenco nazionale SIAF sede legale: via R. Leoncavallo, 60 73100 Lecce ©2016 - All Rights Reserved Talent Free Worker V.B
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Febbraio 2019
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